POST 137
La farmacia italiana soffre! Al di là di tanta
retorica o delle diverse iniziative imprenditoriali -alcune anche molto
lodevoli- al di là del “cassetto”, dei “servizi”, della capacità dei farmacisti
di acquisire competenze sempre nuove, al di là di tutto, i numeri parlano di
crisi.
Il fatturato
mutualistico della farmacia, che ne dovrebbe rappresentare l’architrave
principale, è in costante e inesorabile contrazione. Con esso si riducono i
margini e, se non si interviene per tempo, la sostenibilità dell’intero sistema
o comunque l’identità dell’istituzione “Farmacia”.
I dati relativi alla spesa farmaceutica del
primo trimestre del 2016 (1), confrontati con quelli dello stesso periodo
dell’anno precedente, evidenziano un’importante diminuzione sia del numero di
ricette transitate per il canale farmacia (oltre 6 milioni in meno), sia del
loro valore medio (circa il 2,5% in meno), con un crollo della spesa
farmaceutica convenzionata netta del 6,2% complessivo, ovvero dell’11,0% a
gennaio, del 2,7% a febbraio e 4,5% a marzo.
A fronte di ciò, la spesa ospedaliera ha segnato
un incremento del 5,1%, mentre la distribuzione
diretta operata dalle Asl addirittura del 52%.
La gravità di questi numeri non può essere
spiegata semplicemente con l’assenza o quasi di patologia, né può
tranquillizzare il fatto che nel secondo trimestre i valori siano migliorati.
La questione è seria ed è in primis politica o meglio di politica economica. Occorre infatti
modificare l’attuale sistema di remunerazione della farmacia e nel farlo non si
può prescindere dal considerare il ruolo della distribuzione diretta e per conto.
Del resto che l’attuale sistema di remunerazione
della fascia A, stante la progressiva
diminuzione dei prezzi dei farmaci, non fosse più sostenibile è noto da tempo.
Ancora nel 2012, l’art. 15 del DL 95,
riprendendo l’art.11del DL 78/2010, aveva stabilito che a decorrere dal 1°
gennaio 2013, l’attuale sistema di remunerazione della filiera distributiva del
farmaco dovesse andare in pensione e dovesse essere sostituito da un nuovo
metodo:
–
calcolato sulla base dei margini vigenti al 30
giugno 2012, ma che garantisse comunque l’invarianza dei saldi di finanza
pubblica;
–
definito con decreto del Ministro della salute,
di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sulla base di un
accordo tra le associazioni di categoria maggiormente rappresentative e l’Aifa.
Proprio per l’urgenza e importanza del caso, la stessa
norma aveva inoltre stabilito che il Ministro della salute di concerto con il
Ministro dell’economia e delle finanze, qualora le associazioni di categoria entro
90 giorni dall’entrata in vigore della Legge di conversione (e quindi entro il
5 novembre 2012) non avessero raggiunto l’auspicato accordo, avrebbe provveduto
autonomamente a definire il nuovo metodo con un proprio decreto.
A quattro anni di distanza nulla è cambiato. Non
si è trovato l’accordo e il Ministero della salute non ha definito alcun nuovo
modello di remunerazione. Il termine iniziale del 1° gennaio 2013 è stato più
volte rinviato fino ad arrivare al 1° gennaio 2017.
Nel frattempo i prezzi dei farmaci hanno
continuato a diminuire e la distribuzione extrafarmacia a crescere, i
farmacisti a perdere e i politici a parlare.
Giovanni Loi
Dottore Commercialista – STUDIO EPICA – Mestre
1) Dati pubblicati dall’Aifa ai
sensi della Legge 222/2007 e Legge 135/2012, sulla base dei dati di spesa
convenzionata dell’OsMed e delle DCR acquisite dalle Regioni, nonché dei dati
acquisiti dal NSIS del Ministero della salute, relativi alla tracciabilità del
farmaco (DM 15 luglio 2004) e alla distribuzione diretta e per conto (DM 31
luglio 2007).