POST 110/2021
Entro il termine del 30 aprile, l’Italia ha inviato il Recovery plan, anche denominato Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), alla Commissione europea che nei prossimi due mesi lo dovrà valutare e quindi finanziare.
Il Piano si inserisce all’interno di quel corposo pacchetto di interventi (meglio noto come “Next Generation EU”) da € 750 miliardi, stanziato nel pieno della pandemia dalla UE per favorire nel “vecchio continente” l’uscita dalla crisi e la ripresa economica.
Come ampiamente riportato dai media, al nostro Paese è destinata la parte più consistente di questi fondi: oltre € 235,14 miliardi, finanziati per € 191,5 miliardi attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, per € 30,6 miliardi attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio e infine per € 13,0 miliardi attraverso i fondi del React-EU.
Del resto -ha spiegato il Presidente Draghi- l’Italia non solo è stata investita dall’epidemia da Covid-19 prima e più duramente di tutti gli altri Paesi europei, ma lo è stata quando era già fragile dal punto di vista economico, sociale e ambientale, subendone le conseguenze più gravi.
Per il nostro Paese si tratta quindi di un’occasione senza precedenti per recuperare il gap accumulato negli ultimi vent’anni e rimettersi al pari delle migliori economie.
Seguendo le indicazioni di Bruxelles, il Piano si articola in sedici capitoli di spesa (“Componenti”), raggruppate in sei Missioni. Ogni Componente presenta riforme e priorità di investimento per un determinato settore o area di intervento, il tutto secondo un pacchetto coerente di misure tra loro complementari.
Entrando nel merito dei contenuti del Piano, le aree di intervento si distinguono in:
Missione 1 – Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (3 componenti): Sono previsti investimenti per €50,07 miliardi per sostenere la transizione digitale del Paese, nella modernizzazione della pubblica amministrazione, nelle infrastrutture di comunicazione e nel sistema produttivo. L’obiettivo è garantire la copertura di tutto il territorio con reti a banda ultra-larga, migliorare la competitività delle filiere industriali, agevolare l’internazionalizzazione delle imprese. Infine, rilanciare i settori del turismo e della cultura, particolarmente strategici e caratterizzanti il nostro Paese.
Missione 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica (4 componenti): Sono stanziati €69,96 miliardi per la realizzazione della transizione verde ed ecologica della società e dell’economia per rendere il sistema sostenibile e garantire la sua competitività. Sono compresi interventi per l’agricoltura sostenibile e per migliorare la capacità di gestione dei rifiuti; programmi di investimento e ricerca per le fonti di energia rinnovabili; investimenti per lo sviluppo delle principali filiere industriali della transizione ecologica e la mobilità sostenibile. Sono anche previsti investimenti per l’efficientamento del patrimonio immobiliare pubblico e privato nonché iniziative per il contrasto al dissesto idrogeologico, per salvaguardare e promuovere la biodiversità del territorio, per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e la gestione sostenibile ed efficiente delle risorse idriche.
Missione 3 – Infrastrutture per una mobilità sostenibile (2 componenti): Sono previsti €31,46 miliardi per rafforzare ed estendere l’alta velocità ferroviaria nazionale e potenziare la rete ferroviaria regionale, con una particolare attenzione al Mezzogiorno. Sono previsti interventi sui servizi di trasporto merci secondo una logica intermodale in relazione al sistema degli aeroporti ed è favorita l’ottimizzazione e la digitalizzazione del traffico aereo. Sono inoltre previsti interventi per garantire l’interoperabilità della piattaforma logistica nazionale (PNL) per la rete dei porti.
Missione 4 – Istruzione e ricerca (2 componenti): Vengono destinati €33,81 miliardi per colmare le carenze strutturali, quantitative e qualitative dell’offerta di servizi di istruzione in tutto in ciclo formativo. Sono previste misure per l’aumento dei posti negli asili nido, fino all’accessibilità all’università. Sono rafforzati gli strumenti di orientamento e i sistemi di reclutamento e formazione degli insegnanti. È infine previsto il potenziamento della ricerca di base e applicata e strumenti per il trasferimento tecnologico, per innalzare il potenziale di crescita.
Missione 5 – Inclusione e coesione (3 componenti): €29,62 miliardi sono destinati alle infrastrutture sociali, al rafforzamento delle politiche attive del lavoro e all’imprenditoria femminile. Sono previsti interventi a favore del sistema di protezione per le situazioni di fragilità sociale ed economica, per le famiglie, per la genitorialità. Interventi a favore dello sport come fattore di inclusione. Investimenti per migliorare la coesione territoriale, potenziando le Zone Economiche Speciali e la Strategia nazionale delle aree interne, il Servizio Civile Universale e il ruolo del terzo settore nelle politiche pubbliche.
Missione 6 – Salute (2 componenti): sono appostati €20,22 miliardi per la salute, focalizzati su due obiettivi: (A) il rafforzamento della prevenzione e dell’assistenza sul territorio, con l’integrazione tra servizi sanitari e sociali; (B) l’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche del Servizio Sanitario Nazionale, il potenziamento del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) e lo sviluppo della telemedicina, lo sviluppo delle competenze tecniche, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario nonché la promozione della ricerca scientifica in ambito biomedico e sanitario.
Attraverso gli investimenti in queste diverse aree, l’Italia avrà la possibilità di superare questo momento buio, uscendone migliorata, più moderna, con minori diseguaglianze, con più competenze, con maggiore cultura, più unita, più ricca.
Dal punto di vista sanitario -come dichiarato dal Governo- l’obiettivo inseguito con la Missione 6 è quello di garantire equità di accesso alle cure, rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, la modernizzazione e la digitalizzazione del Ssn. Una sanità più territoriale, con una più diffusa assistenza di prossimità sul territorio, attraverso l’istituzione di 1.288 Case di comunità e 381 Ospedali di comunità, il potenziamento dell’assistenza domiciliare (per raggiungere il 10% della popolazione con più di 65 anni), della telemedicina e dell’assistenza remota (con l’attivazione di 602 Centrali Operative Territoriali).
Non solo, anche una sanità più digitale grazie agli investimenti nell’aggiornamento del parco tecnologico e delle attrezzatture per diagnosi e cura, inclusa la diffusione del Fascicolo sanitario elettronico.
La Farmacia, da sempre presidio sanitario di prossimità, distribuito sull’intero territorio nazionale sulla base delle Piante organiche (ora “Zone”), ha di fronte a sé un’occasione senza precedenti per valorizzare il proprio ruolo, anche se ciò comporta la maturazione verso un modello evoluto di “Farmacia dei servizi”, che sappia andare oltre la sola dispensazione di medicinali.
La “Farmacia di domani” potrà essere coinvolta nei processi di deospedalizzazione e assistenza domiciliare, coordinando le diverse professionalità necessarie sul territorio e favorendo l’incontro tra la domanda e l’offerta di tali servizi.
La Farmacia avrà la possibilità di ritagliarsi un ruolo di primo piano nelle attività di screening della popolazione, di farmacovigilanza, ed anche nella gestione delle campagne vaccinali. In un sistema sanitario territoriale integrato e digitalizzato, attraverso la condivisione e l’implementazione del Fascicolo Sanitario Elettronico potrà anche contribuire ad una efficiente gestione delle prenotazioni delle visite ed esami, al ritiro dei referti, fino ad arrivare alla verifica dell’appropriatezza delle cure e dell’aderenza terapeutica.
La Farmacia, in particolare la Farmacia rurale, è poi esplicitamente richiamata nel Piano dalla Missione 5 (“Inclusione e coesione”), dove assurge a perno della strategia di potenziamento delle “aree interne”.
Le aree interne -si legge sul Piano- rappresentano circa tre quinti dell’intero territorio nazionale. La “Strategia nazionale per le aree interne” -descritta dal PNRR- prevede “Interventi speciali per la coesione territoriale” (Investimento 1.1) per il “Potenziamento servizi e infrastrutture sociali di comunità e nei Servizi sanitari di prossimità”.
A tal riguardo il Piano punta al consolidamento delle farmacie rurali convenzionate dei centri con meno di 3.000 abitanti, per renderle strutture in grado di erogare servizi sanitari territoriali, per coprire maggiormente la gamma di servizi sanitari offerta alla popolazione di queste aree marginalizzate.
Per realizzare tali obiettivi il Piano prevede l’assegnazione di risorse finanziarie pubbliche che sappiano incentivare i privati, secondo il meccanismo del co-investimento privato (pari a circa il 50% dell’intervento pubblico stanziato) a investire nell’adeguamento delle farmacie al fine di rafforzarne il ruolo di erogatori di servizi sanitari, (i) partecipando al servizio integrato di assistenza domiciliare; (ii) fornendo prestazioni di secondo livello, attraverso percorsi diagnostico- terapeutici previsti per patologie specifiche; (iii) erogando farmaci che il paziente è ora costretto a ritirare in ospedale; (iv) monitorando pazienti con la cartella clinica elettronica e il fascicolo farmaceutico.
Il Piano inviato ieri a Bruxelles rappresenta quindi una grandissima occasione non solo per il nostro Paese, ma anche per la Farmacia. Un’occasione unica per riacquistare in chiave moderna quella posizione di centralità di cui tutti abbiamo bisogno, come il Covid-19 ha drammaticamente dimostrato.
Si profilano mesi cruciali.
Se si sapranno fare le scelte giuste, il futuro che ci attende sarà ricco di opportunità e soddisfazioni.
Buon viaggio, Recovery plan. Buon futuro, Italia!
Giovanni Loi
Dottore Commercialista – Studio EPICA – Mestre Venezia