POST 463
Sul finire del 2018, nel corso dell’iter parlamentare che ha portato al varo dell’ultima Legge di Bilancio, hanno fatto notizia due emendamenti volti a modificare la recente Legge sulla concorrenza (Legge n. 124 del 4 agosto 2017), introducendo per le Società di titolari di Farmacia una soglia minima (pari al 51% del capitale sociale) di spettanza ai farmacisti iscritti all’Albo: “Quota 51”. Gli emendamenti prevedevano inoltre che:
a. il venir meno di tale condizione avrebbe costituito una causa di scioglimento della Società, con conseguente revoca dell’autorizzazione all’esercizio di ogni Farmacia di cui la Società fosse stata titolare, salvo che non si fosse provveduto a ristabilire il rispetto di “quota 51” nel termine perentorio di sei mesi;
b. le Società già costituite avrebbero dovuto adeguarsi ai nuovi limiti entro e non oltre trentasei mesi dall’entrata in vigore della Legge.
Come noto, a seguito di un acceso confronto parlamentare i due emendamenti alla fine non sono stati recepiti dalla Legge di Bilancio. Sono stati espunti! Tuttavia i loro sostenitori politici, tra cui la stessa Min. della salute on. G. Grillo, non si sono arresi e, come preannunciato, li hanno immediatamente riproposti già alla prima occasione, rappresentata dalla conversione in legge del “Decreto Semplificazioni” (decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione), attraverso gli emendamenti nn. 9.0.11, 9.0.12, 9.0.16, 9.0.17, 9.0.18.
Nella sostanza l’introduzione di “Quota 51” è finalizzata a ripristinare, seppur mitigandola rispetto all’epoca precedente alla Legge sulla concorrenza, una delle principali barriere all’entrata nel settore delle farmacie: quella dei requisiti soggettivi, che limitava ai soli farmacisti la possibilità di possedere ed esercitare farmacie.
Questo tentativo di “restaurazione”, che certamente accontenterebbe quei farmacisti spaventati dalla concorrenza delle “farmacie di non-farmacisti”, risulta in apparente contraddizione con la proposta di consentire anche alle parafarmacie di vendere la Fascia C (farmaci con obbligo di ricetta, la cui spesa è a carico del cittadino).
Sorprendentemente però la liberalizzazione della Fascia C è oggi avanzata anche dagli stessi sostenitori di “Quota 51”, come risulta per esempio dagli emendamenti n. 9.0.11 e n. 9.0.12.
Non si capisce -insomma- se questi politici vogliano un mercato della distribuzione del farmaco regolamentato o de-regolamentato.
Vogliano i capitali all’interno del Settore (Farmacie) oppure vogliono allargare il Settore per includere anche i capitali (Parafarmacie).
La discussione parlamentare per l’approvazione del Decreto Semplificazioni intanto continua e tra emendamenti accantonati, respinti e decaduti, forse ci aiuterà a far chiarezza sul futuro che ci attende, sul futuro della Farmacia.
Giovanni LOI
Dottore Commercialista – Studio EPICA – Mestre Venezia